INCONTRO TRA FRULLATORE E VIDEOTAPE (1985)


1. Con la mia telecamera tascabile avevo filmato il nostro incontro in Pretura, perché è difficile descrivere a parole qualcosa o qualcuno che non ha un esterno. Di questo parleremo dopo.


2. Finirà diciamolo subito, finirà un giorno questo assurdo antropomorfismo della macchina che si identifica col corpo, costretta ad avere un involucro, una carrozzeria, una superficie, che il tatto percepisce come inutile copertura di vuoti, di buchi di niente.
In un minimo incidente stradale si vede bene che la superficie ammacca solo se stessa e la vettura va, ancora a sbrendoli o a cartoccio, ma va.
Si vede bene se un amante geloso sfoga i suoi pugni sul frigorifero, che il frigorifero va, o, semplicemente, se a caffè uno continua a schiacciare la lattina vuota, che c’è sempre un pò di vuoto che resta intatto.
La superficie serve solo per l’occhio e l’occhio riconosce bocca, occhi, denti, dove ci sono tasti, pulsanti, lastre di vetro, bulloni.
In qualsiasi macchinario, anche in quelli sepolti nelle fabbriche sotterranee, folli leggi contro gli infortuni, impongono coperture parodistiche e la parodia passa nel linguaggio, lo confonde e disgrega la conversazione:
«la bella carrozzeria di quella ragazza» — «il braccio di un carerpiller».
Se le macchine non avessero involucro non se ne potrebbe parlare.
Ora, in Pretura, la ragazza esponeva la sua bellezza, che è tutta interiore.
Non se ne può parlare. Si muoveva agitata e noi possiamo ammirare la sua bellezza solo quando la macchina è ferma.
La scoperchiamo, infiliasno la testa dentro, il dito fra i fili, l’unghia nella valvola.
Vesalio fu il primo a capire il problema. Ma ce ne sono stati pochi e non hanno molto seguito. D’altra parte in qualsiasi letto, l’atto d’amore va verso l’autopsia. La ragazza è ferma. C’è qualcosa di rotto o qualcosa si rompe.


3. Chiamato a vedere cosa succedeva al mio impianto di videotape, che non rendeva l’immagine raccolta in Pretura, il folle esperto, smontò molte cose e fra le altre un vecchio frullatore caparbio, che procedeva a salti. Tutte queste interiora sono rimaste sparse. Il lavoro l’avrebbbe continuato il giorno dopo e il giorno dopo non si è più visto nessuno.
Mi accade spesso di sognare tipi diversi di macchine, che di colpo si slacciano gli involucri, esibiscono i loro eccitanti interni e si mescolano con furia e con passione, dal vivo, unendo le loro fonti di energia. Ma io sono un caso a parte: avrete notato che la psicanalisi non è meccanicistica. E in ritardo sul secolo. In due parole: non c’è un’officina di psicanalisi. Non c’è un solo psicanalista meccanico, da chiamare al Soccorso ACI per i guasti che si verificano in sogno.
L’incontro di un frullatore con una video-rape genera la visione di una macchina visibile solo per successione interiore, abolita ogni necessità visiva di un qualsiasi esrerno.
Forse il concetto di intimità può essere percorso solo in una successione di interni.


4. La mia storia d’amore ormai si agita dentro al frullatore/videorape. Vibrazione per vibrazione la mia storia trasaliva. Si amplificava, con le sue immagini costruiva un unico frappé immaginario e più gli organi del frullatore si addentravano oltre l’involucro della cassetta, più la mia storia di un martino in Pretura con la ragazza che insiste per gli alimenti, ridotti al terzo, escluso il mantenimento, trasaliva oltre in incontri notturni su ampi rerrazzi, chiome d’alberi e musica in Giardini Pubblici — aperti a una miriade di altri amori, insegni- menti nell’ombra, finestre ammorbidite di luci velate.


5. Già adesso — mi si dice — nei sistemi dei robot si adoperano insiemi computativi di due macchine. Insomma una fa da cervello all’altra, forse reciprocamente. Nel prototipo sperimentale del robot integrale sovietico LPI — 2 (dice Vjaceslav V. Ivanov) il sistema di di controllo è basato su un insieme computativo che affianca i calcolatori «ASUT-6000» e «Miusk 32».
Nella mia storia, mentre vedo il videotape che gira inviscerato nel frullatore, non si sa se il frullatore effettua operazioni illogiche con sequenza indiscreta di simboli o se il video-tape elabora blocchi d’informazione complessi o viceversa. Sia che il frullatore faccia da cervello, sia che il nostro faccia da cervello: le immagini vertiginose si accoppiano in una enorme melassa.
La giovane signora con la mia testa si avvicina a me con la sua,.
Mi prende alla mia gola con la mia mano destra e d’improvviso mi bacia con la mia bocca mentre rispondo con il fremito della sua e Giorgio, l’amico abbandonato, vibra fra me e lei cercando io me il sapore di lei e lei cerca in sé il sapore di lui, sapori diversi nel plancton bianco e nero del frullatore, che emulsiona l’io, il tu e il lui.
Non c’è pace. La vibrazione interessa a se stessa e l’amore va avanti a flutti, una marea d’istinto e di repressioni, ricordi, previsioni del futuro, Appena due si attardano per far l’amore, scoppia attorno a loro il branco, l’assemblea e ognuno vuole la sua pane di feconda zione, la sua parte di uova. Un unico sperma ci copre tutti. Pezzi di corpo saltano nelle fauci degli inseguitori, che non rinunciaoo a inseguire e non molleranno mai la parte della mia vita che hanno avuto. Gli appartiene e non mi appartiene più. Perché ognuno sente il dirirtto di portare avanti la vita anche degli altri. E di colpo, anche nei sogni, ti saltano addosso e ti mandano in pezzi.

 

Corrado Costa