Armanda Guiducci, nel 1938 Denis de Rougemont scrisse la parola fine
Armanda Guiducci. INTRODUZIONE - Triste Europa — tale potrebbe essere il sottotitolo di questo libro famoso, bello, e tuttora acceso di preoccupanti verità. La prima volta che de Rougemont lo scrisse (se l’era progettato dentro lungo tutta la sua giovinezza), volgevano gli anni dal 1936 al ‘38. L’Europa incominciava ad affondare nella tracotanza del sangue, a colpi di offese: la guerra di Spagna, la guerra di Abissinia, mentre il fascismo dilagava, una macchia d’inchiostro. L’annessione dell’Austria, il e corridoio di Danzica.
L’estate del ‘38 fu una ben tragica estate: e, in quella estate, Denis de Rougemont, scrisse, dalla Francia, la parola e fine » al suo «L’Amore e l’Occidente ». Era un intellettuale giovane, aveva trentadue anni, ma già una sufficiente maturità europea, fra la Svizzera dell’origine e degli studi letterari (era nato a Neuchltel nel 1906), la Svizzera allora straordinario osservatorio dell’inciviltà dilagante, la Germania di Francoforte e, infine, la Francia, perché le pulsazioni febbrili del cuore ammalato dell’Europa non sfuggissero alla presa intuitiva di questo libro intensamente vissuto. Lampi oscuri di certezze disfatte attraversano, come una premonizione, le pagine della prima stesura. È l’epoca in cui tutti i «valori» dell’Europa si offuscano, l’orìzzonte di riferimento, morale e sentimentale, incomincia a barcollare dietro una crescente caligine.
L’epoca che conosce la gestazione di libri come
« Il tramonto dell’Occidente » di Spengler,
« La crisi della civiltà » di Huizinga e
« La crisi dei valori» di Scheler.
L’angoscia che si diffonde — il senso di una prossima e probabile fine — si- tinge culturalmente, nel Nord e nel Centro Europa, dei primi sussulti dell’esistenzialismo di Kierkegaard.