il ritorno
Tristi Tropici - il ritorno
40. Visita al Kyong
Conosco fin troppo bene il motivo del disagio provato in vicinanza dell'Islam: ritrovo in esso l'universo da cui provengo; l'Islam è l'Occidente dell'Oriente. Più precisamente ancora, ho dovuto incontrarmi con l'Islam per misurare il pericolo che minaccia oggi il pensiero francese. Non riesco a perdonargli di presentarmi la nostra immagine, di obbligarmi a constatare come la Francia è in via di diventare musulmana. Presso i musulmani come presso di noi, osservo lo stesso atteggiamento scolastico, lo stesso spirito utopistico e quella convinzione ostinata che basti tracciare un problema sulla carta per esserne tosto sbarazzati. Sotto l'egida di un razionalismo giuridico e formalista, ci costruiamo un'immagine del mondo e della società in cui tutte le difficoltà sono sottoposte a una logica artificiosa e non ci rendiamo conto che l'universo non è più formato degli oggetti di cui parliamo. Come l'Islam è rimasto cristallizzato nella contemplazione di una società che era reale sette secoli fa, i cui problemi aveva allora risolto con soluzioni efficaci, noi non riusciamo più a pensare fuori degli schemi di un'epoca già chiusa da un secolo e mezzo, che fu quella in cui sapemmo accordarci alla storia; troppo brevemente, peraltro, perché Napoleone, questo Maometto dell'Occidente, ha fallito là dove l'altro ha vinto. Parallelamente al mondo islamico, la Francia della Rivoluzione ha subìto il destino riservato ai rivoluzionari pentiti, quello cioè di diventare i conservatori nostalgici dello stato di cose in rapporto al quale essi presero posizione un tempo in direzione del progresso.